03 giugno 2011

Silenzio nucleare e acqua in bocca

I tradizionali media di comunicazione continuano ad ignorare sostanzialmente le questioni referendarie.
Isolati approfondimenti vengono presentati in orari di ascolto marginali e trattati in modo generalmente frettoloso e superficiale.
Sulle reti Mediaset questa strategia appare ancora più evidente.
La morte nucleare ha una caratteristica spaventosa: non colpisce come immediata conseguenza di un evento riconoscibile: uccide a lungo termine, magari con un tumore che si manifesta 25 anni dopo oppure con la malformazione di un bambino nato da una donna che ai tempi di Chernobyl era adolescente.
Le alterazioni del DNA determinate dalla radioattività si manifestano dopo un numero di anni così elevato da non permettere l’immediato collegamento tra la malattia ed un evento così lontano nel tempo.
Per questo ci sono voluti decenni, dal dopoguerra, perché l’umanità si rendesse conto della pericolosità insita nella scelta energetica nucleare.
I disastri nucleari più recenti hanno nomi e per gli elettori chiamati a votare i referendum sarà difficile dimenticarseli: Chernobyl e Fukushima.
Ma c’è anche un altro importante tema su cui gli Italiani sono chiamati a pronunciarsi: quello che si occupa di come deve essere gestito un bene naturale fondamentale per la vita: l’acqua.
Non intendo qui presentare riflessioni che sono ben diffuse sul web. Desidero invece pormi una domanda tremenda: stiamo vivendo in questi giorni la Chernobyl dell’acqua?
Attualmente non ho alcun elemento per dare concretezza a questo terribile sospetto.
Tuttavia provo a svolgere qualche riflessione, che mi auguro essere assolutamente infondata.

La diffusione dell’epidemia di una variante estremamente pericolosa di escherichia coli sta preoccupando in questi giorni l’opinione pubblica mondiale.
Sono abbastanza anziano da potermi ben ricordare gli episodi di contagio di colera di Napoli dell’estate del 1884. L’umanità si è ormai pressoché dimenticata del colera, morbo che nei secoli passati decimava intere popolazioni, riducendo significativamente gli abitanti delle grandi città. Allora mi colpì lo stretto legame tra i batteri coli-fecali, come il vibrione del colera, e l’acqua.
L’ escherichia coli è appunto un batterio coli-fecale.
Della relazione tra la distribuzione dell’acqua con i batteri colifecali dell’ escherichia coli si possono trovare numerose tracce in rete.
Qui un link che ne tratta.
Nel momento in cui scrivo la comunità medica mondiale brancola nel buio ed ancora non sa dare una risposta sull’origine dell’infezione che sta colpendo con singolare prevalenza una particolare zona al Nord della Germania.
Nella mia dichiarata ignoranza, immagino che se la contaminazione riguardasse un prodotto agricolo o un cibo, la diffusione dell’infezione dovrebbe risultare ben più estesa. Invece il problema appare caratterizzarsi come locale. Le persone che si sono ammalate avevano in comune, per quanto mi risulta, l’aver soggiornato in quell’area.
Ebbene… mi soffermo con preoccupazione a riflettere sull’ipotesi accademica che l’epidemia del ceppo variante di escherichia coli che ora occupa le cronache possa avere origine dalla distribuzione di una rete idrica.
E SE POI SI SCOPRE CHE È COSÌ… E CHE QUELLA RETE IDRICA È IN GESTIONE PRIVATA?

2 commenti:

Luigina ha detto...

Mi auguro davvero che i tuoi sospetti siano infondati, anche se le analogie sono inquietanti. Quanto al referendum sul nucleare ieri sera ad Anno Zero abbiamo avuto l'ennesima riprova della malafede e della disinformazione che i nostri governanti e anche alcuni uomini di scienza asserviti al potere stanno facendo per indurre la popolazione a non votare o a votare No per tutti i referendum

educatore ha detto...

«Situazione in via di stabilizzazione».
Io la vedo così: si sono accorti della porcata e hanno iniziato a intervenire con prodotti chimici sull'infezione. Temo che non sapremo mai nulla della vera origine della contaminazione. Reti idriche, acqua di irrigazione... troppi soldi in gioco.