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18 maggio 2010

Professori vigliacchi, complici dei bulli

Considero fisiologico un certo livello di bullismo.
Ciò significa che è purtroppo normale trovare in classe persone che non sono in grado di rispettare le elementari regole del vivere civile. Questi comportamenti hanno radici complesse e derivano da condizioni di disagio psichico e talvolta persino psichiatrico. Altre volte è l'ambiente sociale e familiare in cui i bulli sono cresciuti che li conduce a comportamenti inaccettabili.
Insomma, che il bullo (maschio o femmina che sia), faccia il bullo… è qualcosa che risulta ineluttabile.

Inammissibile è invece che un docente, pagato dallo Stato per assumere il ruolo di educatore attivo, si faccia fiancheggiatore tollerante del bullismo, sottomettendosi per vigliaccheria alla logica del sopruso e della violenza.

Personalmente sono per la tolleranza ZERO.
"Sei un gay" e "puzzi" non sono parole che si possono pronunciare in classe impunemente.
Prima fase: richiamo e richiesta di scuse.
Seconda fase: ultimo avviso e intervento educativo collettivo.
Terza fase: procedura sanzionatoria formale.

Non ammetto che la stessa persona insista nel causare dolore ad una compagna o un compagno.
Si capisce che bullismo non significa solo picchiare, derubare, ricattare.
Bullismo è violenza. Punto. Fisica o verbale non mi interessa. Non si fa e stop.
Se si decide che esiste un margine sopportabile significa che si rinuncia al ruolo di educare.
Da quel momento si accetta di discutere ogni volta dove sta il confine tra lecito ed illecito, rassegnarsi a subire ampie zone di malintesa accondiscendenza a spese dei più deboli.

Purtroppo e non di rado, gli insegnanti preferiscono ritirarsi nel ruolo di impotenti o distratti spettatori di vergognose azioni, semplicemente "per non avere rogne".

"Porta pazienza", "lascialo perdere" ed altre frasi consolatorie non sono la soluzione del problema.
La vittima non può essere tutelata con una carezza dopo la violenza.

Dunque è doveroso agire con i pochi e spuntati strumenti di reazione che abbiamo.
Il fatto che siano assolutamente inadeguati non può essere considerata una scusa valida per rifiutare di assumerci le responsabilità istituzionali che ci competono.

Sanzionare un bullo significa pagare di persona. Noi ed i colleghi.

Bisogna scrivere una nota di avviso: "Non ho il diario". Allora si usa il quaderno, aggiungendo la mancanza persino del fondamentale strumento di comunicazione scuola-famiglia (anche se in certe occasioni FAMIGLIA è una parola grossa). Niente quaderno: ok. Ti consegno una comunicazione della scuola in busta chiusa e su carta intestata.

Insieme e non facoltativamente, la nota va trascritta sul registro. Ciò è fastidioso e può creare problemi durante la lezione. OK. Lo si fa come carico di lavoro aggiuntivo in un secondo momento.

Infine si porta la questione in consiglio di classe ponendola all'ordine del giorno.
L'intervento sanzionatorio può richiedere un consiglio di classe straordinario, il che significa almeno un'ora di lavoro in più per una decina di persone. Il costo di un insulto ricorrente comincia ad essere troppo caro? 10 ore di attività professionale equivalgono ad un costo esorbitante. Che fare? Quale è l'alternativa?
Cedere al bullismo?

La procedura che può portare ad una sospensione è sicuramente punitiva per gli insegnanti perché richiede tempo e impegno aggiuntivo, senza alcun corrispettivo economico. Alle volte è estenuante perché soggetta a vari passaggi di garanzia. Come spesso accade le tutele per i malfattori appaiono più consistenti che quelle predisposte per le vittime.
In conclusione il bullo sarà probabilmente felice di starsene un giorno in più a casa.
Ma possiamo dire che gli insegnanti ed i genitori rappresentanti di classe avranno PERSO TEMPO?

Credo che fare il proprio dovere non sia mai una perdita di tempo.
Per questo rimango molto deluso quando un collega rinuncia a prendere posizione contro la violenza e si stringe nelle spalle pronunciando un vigliacco "cosa vuoi farci?".
VOGLIO FARCI.
Un tempo si diceva I CARE.
Adesso si preferisce il "fatti i cazzi tuoi" perché è molto più facile.
Ecco perché abbiamo la scuola che ci meritiamo.