22 agosto 2008

Premiare il merito e valorizzare la mediocrità eccellente

Dio ci scampi dai meritevoli!
Chi è il primo della classe?
Generalmente non la persona più brillante, creativa, produttiva.
I generali, i primari, i dirigenti ... troppo spesso hanno un'idea di merito legata alla pedestre esecuzione delle consegne, associata all'assenza di ogni critica ed al permanere di una salda condizione di quiete.
Chi obbedisce senza creare problemi ha buone probabilità di essere percepito dal superiore come "meritevole".
È questo ciò che vogliamo per la nostra scuola?

Premiare il merito.
Questa è la magica affermazione che dilaga con successo in tutti i campi.
Nella scuola se ne promette l' applicazione su entrambe i lati della cattedra: per i docenti e per i discenti.

Eppure, quanto il virus del premio ai meritevoli ha iniziato a diffondersi, tutti ci siamo ingenuamente rallegrati.
Cavolo! Finalmente il giusto riconoscimento del mio impegno!
Sono certo che anche gli inveterati scansafatiche avranno sinceramente gioito.
Non ho mai conosciuto un autentico lazzarone in grado di riconoscersi come tale.
Solitamente sono proprio i più pigri a ritenere di ammazzarsi dal lavoro.
Dunque siamo tutti, soggettivamente, meritevoli.

Eccoci pertanto tutti d'accordo sull'opportunità di premiare i meritevoli.
Sul vassoio dei media ci viene offerto un invitante dolcetto che temo risulterà pericolosamente avvelenato.
Temo che il premio ai meritevoli si rivelerà esclusivamente ciò che già appare: un trucco escogitato per risparmiare.
In realtà non si tratta semplicemente di premiare i meritevoli: chissà quante risorse occorrerebbero realmente per premiare secondo il giusto! Basterà premiare solo pochi eletti.
Si tratta pertanto di incoraggiare la competizione.
Curioso!
Io, come insegnante, mi occupo ESATTAMENTE DEL CONTRARIO.
A fondamento del lavoro educativo sta la valorizzazione della solidarietà.
Questo ho imparato ed è ciò che credo fermamente.
All'allievo ricco di doti intellettuali e sociali, capace di rilevanti prestazioni scolastiche, ripeto la frase che ascoltavo in casa: "hai fatto metà del tuo dovere".
All'allievo debole ed insicuro riservo invece i migliori apprezzamenti.

Il professor Chiesa fa differenze.
Quando ascolto questa affermazione sorrido di soddisfazione.
Non c'è musica senza l'arcobaleno delle note.
Sì. Ognuno è diverso. Ciascuno avrà la sua valutazione.
Viva la valorizzazione delle differenze!

Non ho nessuna intenzione di tracciare una riga in fondo al percorso per premiare il primo che arriva.
Non alzerò l'asticella fino al punto in cui è uno solo a superare l'ostacolo.

Il premio sta nel salto. La vittoria sta nella corsa.

L'obbiettivo del mio lavoro non è quello di appuntare medaglie ma quello di crescere uomini e donne integrali, valorizzando il massimo di ogni individualità.

Il successo politico di quello che personalmente ritengo un cancro sociale, cioè l'aziendalizzazione e spesso la completa privatizzazione delle risorse strategiche della nazione, comporta l'emergere dell'idea che ogni prestazione sia condizionata ed incentivabile da una remunerazione.
Personalmente, considero questo concetto pericolosamente errato.

Mi sembra di avere capito che i più intransigenti sostenitori della tutela più estensiva del copyright affermano che l'arte morirebbe senza gli automatismi di corrispettivo economico previsti della SIAE.
Non sono d'accordo. Un poeta continua a scrivere versi anche quando gli tolgono la penna.
L'arte e la cultura non si soffocano nemmeno con la violenza più cruda e con l'oppressione più insolente.
Certamente l'assenza di preoccupazioni economiche rende le cose meno complicate per l'artista.
È però anche vero che spesso denaro e successo intossicano la creazione.
Resto comunque convinto che i più grandi capolavori dell'umanità non siano nati sotto la sollecitazione di un compenso materiale.

Per quanto mi riguarda come insegnante, ritengo mio imperativo morale dare il massimo.
Quando faccio un'ora di supplenza non lavoro peggio o meglio perché sono pagato di meno oppure di più.
Immagino che altrettanto avvenga per un giudice, un infermiere, un poliziotto...
Si rende forse più giustizia, cura più scrupolosa, sicurezza più attenta... perché la paga è più alta?

Si può forse incentivare una prestazione quantitativa, misurabile in sacchi di patate scaricati da un vagone o in camicie lavate e stirate.
Con gli esseri umani è diverso.
Remunerare un docente per le ore di insegnamento è semplice.
Pagarlo per come ha insegnato o peggio, per quanto gli allievi hanno appreso, è forse assurdo.

Premiare il presunto merito del singolo docente (uno solo tra i molti), grazie alle prevedibili invidie, porterà agevolmente alla distruzione di quella rete di impegno didattico solidale che permette ancora ad un team di docenti di adoperarsi uniti per realizzare un presepe nell'atrio dell'istituto oppure una recita scolastica di fine anno.

Il potere di acquisto reale di molte categorie di lavoratori si è consistentemente ridotto nel corso di questi anni a causa dell'inflazione reale.
Si può affermare che tutti questi salariati abbiano progressivamente ridotto la qualità della loro prestazione in modo corrispondente?
Dunque mi sento veramente offeso da chi offre presunti premi di merito per premiare intensificazioni che non possono sussistere per definizione.

L'efficacia ed il valore del lavoro prestato in favore della persona restano a mio parere incommensurabili perché tale genere di attività costituisce una forma d'arte.
Si possono stabilire parametri per quantificare l'azione sul corpo o sull'animo umano?
Io non credo.

Se invece si vorrà scegliere di assumere come metro la valutazione integrata di dirigente scolastico, famiglie ed allievi.... non credo proprio che a raccoglierne i frutti saranno i migliori insegnanti in senso assoluto.
A goderne saranno forse i furbi opportunisti che, prescindendo da ogni risultato scolastico oggettivo, riusciranno a farsi benvolere dal dirigente, amare dai genitori e adorare dagli allievi :-) ;-)

2 commenti:

Renata ha detto...

Che approfondimento ! Certamente caro Prof. non sei rimasto in superfice e leggendo sono rimasta basita per quanto di vero e apprezzabile c'è nel tuo rapporto con il merito.

Un riconoscimento di merito, riferito ai docenti, pensavo si basasse - per esempio - sull'assenteismo.

Professori che privano troppo frequentemente gli allievi della loro doverosa prestazione...ce ne sono.

E se un insegnante cerca di essere attento allo svolgimento del programma, alla necessità prioritaria degli studenti ignorando un qualche suo sacrosanto diritto perchè non premiarlo.

Invece la lettura degli alti concetti espressi mi ha spiazzata.

C'è da pensare, da riflettere e da meditare. Grazie Prof.

Anonimo ha detto...

IL problema principale è nel manico. Se il superiore responsabile non è un cretino o un pelandrone, cosa molto diffusa nel pubblico impiego specie nelle scuole. E' il superiore che deve riconoscere chi lavora e chi fa finta. Chi si para dietro tanti discorsi e chi effettivamente produce. Per esempio:non ho mai capito perché un congedo per maternità porti anche la maturazione del periodo di servizio. No lavoro, no party.