25 novembre 2009

Il mio primo giorno di scuola in una classe con non vedente

Il caso mi ha condotto a cercare qualcosa che ho scritto ormai dieci anni fa.
Sono felice di avere ritrovato questo pezzo, per tanti versi superato, ma ancora carico di emozioni.
Lo ripropongo perché può dare qualche spunto ai docenti che si troveranno ad iniziare la sfida e l'avventura di un anno scolastico con una classe in cui c'è un ipovedente grave o un non vedente.

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16 Settembre 1999

Sono un insegnante di educazione tecnica e mi preoccupo di perseguire, oltre alla necessaria formazione tecnologica, il massimo grado di promozione dei valori umani e delle specifiche abilità individuali.
Sono convinto che il modo migliore per inquadrare tutta l'attività educativa del triennio intero sia quello di fornire immediatamente agli allievi un modello di riferimento iniziale che si proponga con forza e immediatezza. Chiamo questa di primo contatto "IMPRINTING", richiamandomi al fondamentale rilevo che, negli animali appena nati, ha il contatto con il genitore. I primi istanti di relazione tra educatore ed allievi sono, secondo me, straordinariamente importanti, in quanto in grado di condizionare i successivi sviluppi dell'interazione. Ho quindi sempre curato con un'attenzione particolare i primi giorni di attività in classe.

Dall'anno scorso ho sviluppato un "modello di approccio classi prime" che mi serve per svolgere la prima ora di lezione nelle classi prime. Quest'anno, in una delle mie classi, mi sono trovato di fronte a un problema che richiede di reinventare molte delle mie abituali proposte educative. Mi trovo infatti ad operare in una classe in cui è inserita un'allieva quasi completamente cieca e senza supporto di nessun'altra assistenza personale aggiuntiva. Non conosco personalmente la bambina ma ho studiato tutta la documentazione con cui è giunta della elementari. Non è stato finora possibile incontrare i genitori... La malattia ha portato la bambina a perdere presso che totalmente la vista nell'arco di poco più di un anno; ciò lascia intuire quali siano le problematiche psicologiche che ciò comporta. Ho quindi riformulato il mio modello di contatto per arricchire l'intervento in modo che potesse risultare utile in una situazione come questa. Ovviamente tutta l'azione viene dettagliatamente verbalizzata, in modo da consentire a chi non è in grado di vedere di capire perfettamente cosa succede.
Ecco una sintetica descrizione di quello che accade...

Mi fermo sulla soglia della classe.
Attendo il silenzio preoccupato e curioso.
"Sono il vostro insegnante di educazione tecnica e mi sono fermato sulla porta. Mi aspetto che vi alziate in piedi"
I ragazzi si alzano dalle sedie. Per loro è essenziale capire rapidamente con chi hanno a che fare e come si devono comportare per sopravvivere scolasticamente. I ragazzi sanno che dovranno sviluppare rapidamente un soddisfacente adattamento con figure di docenti che ancora non conoscono. Qualcuno comincia a preoccuparsi per un 'insegnante che si propone in modo così formale.
"OK! In piedi! Facciamo questa ispezione!"
Si alzano e si mettono su un "quasi attenti"

Entro e passo tra i banchi guardandoli uno per uno.
"sto passando tra i banchi per conoscere i miei nuovi allievi di prima A, vedo che ci sono un sacco di facce simpatiche e intelligenti, mi aspetto di fare grandi cose insieme a voi... Ho letto le presentazioni con cui siete arrivati dalla quinta elementare. So che siete tutti, ciascuno a suo modo, dei ragazzi in gamba.."
Il giro prosegue e continuo a parlare in modo che si possa sempre rilevare la mia posizione, il tono di voce e la carica emotiva della comunicazione.
Torno davanti alla cattedra (che non userò per tutti i primi giorni).
Sempre col massimo del sorriso e della serenità, ma con grande decisione
chiedo:
"Voglio sapere se siete pronti a volare".

Volare sta nel cuore di tutti i bambine e le bambine in gamba. Chi ha problemi seri non risponde.
99 su cento accade che il gruppo dei più svegli, senza precedente accordo, esce in coro con un "SI !!".
Il "no!" ha una probabilità statistica quasi inesistente (in ogni caso ho le battute pronte per rivoltarlo come un guanto a mio favore).
dunque "SI!!!"

"Bene! Quest'anno si vola; ... e si vola alto! Non voglio una classe che striscia! Saremo un team vincente, faremo insieme cose nuove e divertenti.... conoscere, imparare, crescere, capire.... voleremo più in alto delle classi di tutti i vostri amici e ci divertiremo."
.... "OK! Vediamo un po' queste ali! Apritele!.....
Ben distese, Così! Non bisogna mica avere paura di andare in alto!
.... Che alucce sono quelle lì ?? Distendile bene che devi navigare nel blu!!
... Tutti insieme ... determinati e coraggiosi!"

A questo punto spiego più precisamente che loro sono tutti piloti, ma che i mezzi che controllano non sono tutti identici... in classe ci sono caccia, aerei da acrobazia, intercettori, bombardieri, aerei da trasporto, ricognittori elicotteri ... e anche porterei, sommergibili, sottomarini e batiscafi. Chissà se la mia bambina che si orienta con il "sonar" ha capito che può pilotare anche lei insieme a tutta la squadra. Forse sì: grazie a Dio ha un quoziente d'intelligenza misurato superiore alla norma.
"Nel cielo o nel profondo del mare i voglio tutti al meglio.
Ognuno deve pilotare al massimo del suo ruolo!.... Dovete darmi il massimo di voi stessi. Potete farlo e diventerete uomini e donne integrali"

OK! Tirate pure giù!..... Adesso che ci siamo capiti, facciamo sentire a tutta la scuola che è arrivata la prima A!
Facciamo venire giù i muri, correre le bidelle e uscire la Preside a vedere che succede.
Si organizza un triplice URRÀ! da fare tremare i vetri.
(la porta della classe rimane SEMPRE aperta, è un segno e fa parte di una strategia... ma questa è un'altra questione educativa e psicologica).
Esplode il previsto triplice boato.
.....
A questo punto la classe ha sviluppato un livello di consapevolezza e di autostima che anni fa mi costava almeno due settimane di lavoro.

"bene! Ora voi sapete che i piloti hanno un modo tutto loro per navigare. Lo avete sentito usare nei film... È il sistema di orientamento a quadrante: - nemico a ore 3! - attento in coda ore 5! -"
Mi assicuro che tutti sappiano leggere con sicurezza gli orologi analogici a lancette. Li faccio divertire per un po' a usare le braccia distese per indicare le posizioni.
"questo sistema si impiega in molte situazioni in cui la tecnologia gioca un ruolo importante, serve per trovare un quadro comandi al buio o capire dove va un cavo o una tubazione..."

Dal momento che l'educazione tecnica si occupa del mondo del costruito li informo che tra i nostri obiettivi rientra la conoscenza e l'analisi di tutto quello che ci circonda e l'appropriazione di tecniche di ricerca e rilevamento. Le conoscenze possono essere acquisite anche utilizzando fonti di informazione scritta, ma che noi cercheremo, per quanto possibile di essere essenzialmente operativi e di "essere sempre sul campo".

In questa prima ora esploreremo il piano terreno della scuola. Sempre parlando spiego: "ora sposterò la cattedra contro il muro in modo da formare uno spazio davanti a voi..." cerco di non dimenticarmi che devo dire tutto quello che faccio, dove mi trovo e come mi muovo. Organizzo un trenino, insegnando che non si devono tenere per mano , ma che ognuno deve tenere il braccio di chi lo precede.

Usciamo in modo ordinato dalla classe, girando subito a destra, e percorriamo il corridoio. Sempre facendo rilevare la mia posizione li faccio camminare rasente al muro, spiegando i vari tipi di superficie che incontrano e facendoli toccare. Qui c'è una pittura plasticata lavabile (per evitare gli scarabocchi, ora c'è una grande colonna, ci giriamo intono... è rivestita da una vernice antincendio.... le porte delle classi... le contiamo... prima B, Seconda B.... Contiamo le colonne e faccio notare la loro distribuzione lungo il percorso...

Arriviamo alla scala antincendio... spiego la posizione degli estintori. Arrivati in fondo riprende l'analisi percettiva dell'altro lato del corridoio... i mattoni... le piastrelle... le porte dei bagni. Entrano ed esplorano con i loro corpi l'aula degli insegnati, gli armadi, le cassettiere... "annusiamo" tutto il piano e rientriamo in classe.
La prossima volta toccherà a parte del piano superiore con i laboratori. So già che dovrò fermarmi ai piedi della scala e descriverla esattamente...

La lezione è finita e la scuola anche, per questa mattina. Organizzo un'uscita ordinata. Il mio sottomarino ha una nave appoggio: un'altra bambina con cui è perfettamente in sintonia. Tutti escono e li saluto. Ora so che la mia lezione ha fatto centro: non ho ancora capito QUALE è la bambina che non mi vede.

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