05 settembre 2010

I nodi al pettine

In questi giorni si leggono numerosi contributi di precari che apparentemente lamentano la violazione di propri sacrosanti diritti, mentre invece sollevano una questione generale sul diritto alla buona scuola per tutti.
Personalmente ritengo che la situazione sia più grave di quanto appaia in questi pur preoccupati interventi.
L'idea condivisa è che quasi 200 mila posti di insegnamento siano saltati perché sono state ridotte le ore di insegnamento mentre è stato aumentato il numero di allievi per classe.
Sono convinto che la situazione non sia così semplice e che i tagli abbiano strangolato la scuola statale in modo irreparabile.
Due colossali nodi sono destinati a venire al pettine nei prossimi giorni.

1) Le classi di quasi tutte le scuole italiane erano già sovraffollate oltre il limite ammesso dalla normativa vigente

In molte aule da alcuni anni si era tentato di risolvere il problema, in violazione della legge, introducendo banchi più piccoli e sedie meno ingombranti, con le evidenti implicazioni di carattere sanitario che possono ricadere su allievi ed allieve.
Ciò non è nemmeno bastato perché gli indici di sovraffollamento risultano superati in modo generalizzato.
Gli spazi dei percorsi di sgombero (passaggio tra i banchi) ed il dimensionamento delle porte di uscita sono pertanto quasi ovunque assolutamente fuori norma.
I dirigenti scolastici si sono, a mio parere colpevolmente, assunti la responsabilità di tollerare questa situazione a loro rischio, ma soprattutto a rischio della sicurezza dei minori loro affidati.

2) Gli allievi sono aumentati quasi ovunque, in modo particolarmente rilevante nelle aree di immigrazione

In passato le scuole comunicavano ai provveditorati (ora CSA, Centro Servizio Amministrativo) il numero delle classi che si erano formate, ottenendo le risorse umane per condurre l'attività istituzionale a cui sono chiamate.
Ora invece le risorse docenti vengono predeterminate a monte, partendo illusoriamente dal presupposto della "riduzione per risparmiare". Le istituzioni scolastiche si trovano così nella condizione di "farsi bastare" i docenti assegnati.
Ebbene: NON BASTERANNO.

Di questo ce ne accorgeremo nelle prossime settimane.
Si possono tenere a casa 200 mila salariati agricoli che fino all'anno scorso hanno lavorato nei campi e si lasciano marcire i pomodori a terra.
È una scelta.
Non si cacciano impunemente, per risparmiare, 200 mila insegnanti che fino all'anno scorso erano indispensabili.
Forse, con le riduzioni in violazione della sicurezza, a qualcuno si potrà rinunciare, ma alla riapertura delle lezioni scopriremo insieme che non ci sono docenti in classe.
Cosa succederà?
La nostra inarrivabile si affretterà a proclamare: NOMINATE I SUPPLENTI!
Peccato che i fondi per il pagamento delle supplenze sono …
a) predeterminati da tempo e largamente insufficienti
b) tanto insufficienti che non sono bastati nemmeno per pagare le supplenze dello scorso anno

Si assisterà quindi ancora al rito della nomina su posto lavoro con la clausola della sospensione di pagamento a tempo indeterminato.
Come funziona? I Dirigente Scolastico (Preside) chiama il morto di fa… pardon, l'aspirante supplente e gli fa il discorsetto: "ti nomino come supplente ma non so quando, se e come potrò pagarti; accetti?".
Pare che alcuni dirigenti scolastici abbiano persino fatto firmare, l'anno scorso, una sorta di dichiarazione liberatoria con cui la vittima (il/la supplente) rinunciava a rivalersi sul preside per il pagamento del lavoro prestato.
Ora le condizioni di indicibile disperazione in cui sono trascinati i giovani, anche dopo una brillante carriera universitaria, master e specializzazioni … possono lasciare immaginare che si troveranno insegnanti disposti a lavorare gratuitamente, con il misero zuccherino di raggranellare qualche punto eventualmente utile per future lontane nomine su posti di insegnamento… ma di certo SIAMO MESSI MALE VERAMENTE.

Che conclusione immagino?
Primi giorni di scuola senza il numero sufficiente di insegnanti nelle classi.
Intervento verbale e proclami ministeriali.
Passano ancora un paio di settimane e il caos della scuola prosegue nelle classi ancora senza docenti.
Incidentalmente noto che un terzo delle scuole bresciane sono senza Preside ed affidate "in reggenza".
Lezioni in cortile e in palestra perché allievi ed allieve non ci stanno fisicamente nelle aule, progettate e costruite per un numero inferiore di persone.
Una, due…
Alla terza settimana, io per primo, genitore disperato, prendo su e porto i figli nella scuola privata che mi accoglierà subito a braccia spalancate.
In Lombardia avrò il mio bel contributo in denaro (fino a un tetto massimo di 1.050 euro) con il Buono Scuola concesso esclusivamente a chi iscrive i figli in una scuola paritaria.

A questo punto le scuole statali saranno "riequilibrate" grazie all'emorragia delle iscrizioni verso le scuole paritarie, ora disinvoltamente denominate anch'esse PUBBLICHE.
La scuola statale potrà così faticosamente riprendere ad arrancare, rimanendo eroicamente qualificata da un bacino di utenza popolare caratterizzato dalla piena accoglienza delle fasce sociali più deboli: poveri, immigrati, disabili... affiancati dai figlie e dalle figlie di chi non rinuncia a lottare.
Da chi ancora si ostina a portare i figli nella Scuola Statale perché persevera ad aver fede nel Senso dello Stato.