17 febbraio 2013

Si intensifica la pulizia etnica nella Terra di Gesù. Scacciati Mussulmani e Cristiani

[foto d'archivio, non riconducibile nello specifico a tale pratica israeliana]
20.000 bambini separati dalle famiglie nella Gerusalemme occupata.

Israele nega ai bambini il diritto di vivere nella città santa, se uno dei genitori non è residente.

Ramallah: La Commissione Islamico Cristiana per il Supporto di Gerusalemme occupata ha accusato Israele di separare 20.000 bambini palestinesi dalle loro famiglie, negando loro il permesso di vivere con le loro famiglie a Gerusalemme Est occupata.


Parlando a 'Gulf News', Hanna Eisa, che è a capo della Commissione, ha detto che nel negare ai bambini palestinesi il diritto di vivere con le loro famiglie, Israele è impegnata in un chiaro atto di pulizia etnica della città santa.
"A quei ragazzi è stato negato anche il diritto di ottenere la residenza permanente per unirsi alle loro famiglie nella città santa", ha detto.
Eisa ha detto che i figli dei residenti della città santa hanno la residenza permanente in città, ma nel caso in cui uno dei genitori non sia stato un residente di lungo periodo della città, al genitore ed ai bambini viene negato il diritto di ottenere la residenza e la carta d'identità. Israele occupò Gerusalemme Est nella guerra del 1967 e successivamente l'ha annessa come sua "capitale eterna" in una mossa che è stata respinta dalla comunità internazionale.
Ai residenti palestinesi della Gerusalemme occupata vengono dati speciali documenti di identità emessi da Israele che sono diversi da quelli dei palestinesi della Cisgiordania. "Migliaia di uomini e donne di Gerusalemme [occupata], sono sposati con cittadini della West Bank, e questi genitori si trovano di fronte a una miriade di problemi nel tentare di vivere con i loro figli nella città santa", ha detto.
"I governi israeliani hanno tolto ai bambini il loro diritto di vivere con i genitori a Gerusalemme [occupata] e, in molti casi, questo ha costretto i genitori a trasferirsi in Cisgiordania per ottenere il ricongiungimento familiare", ha aggiunto. "Questo è il vero obiettivo di Israele - costringere le famiglie palestinesi fuori dalla città santa", ha detto. "Israele è chiaramente impegnato nell'attuazione di una strategia sistematica basata sul fare di Gerusalemme [occupata] una città ebraica e sta cercando di svuotarla dei suoi abitanti originari palestinesi", ha detto.
Eisa ha avvertito un forte calo della popolazione palestinese nella città di Gerusalemme occupata, incluse le sue parti est e ovest. "L'attuale popolazione della città di Gerusalemme [occupata] è un milione di persone delle quali solo un quarto è palestinese", ha detto. "Israele impone condizioni rigorose e fasciste ai palestinesi residenti per consentire loro di preservare le loro carte d'identità e il diritto di vivere nella città santa."
Se un residente palestinese di Gerusalemme occupata non vive a casa sua per tre anni e non paga la tassa di proprietà israeliana conosciuta come 'Arnona', avrà revocata la sua carta d'identità. Eisa ha messo in guardia per il crescente numero di carte d'identità dei residenti palestinesi di Gerusalemme Est occupata revocate.
"Un totale di 4.577 carte d'identità sono state revocate dal ministero dell'Interno israeliano l'anno scorso, 2012," ha detto. Eisa ha detto che le tasse elevate imposte ai residenti palestinesi hanno costretto un gran numero di loro a trasferirsi nelle città della West Bank. "Nell'anno 2000, c'erano 10.982 residenti palestinesi cristiani nella parte occupata di Gerusalemme.
Ora, solo 5.000 di loro rimangono nella parte occupata di Gerusalemme dopo che più della metà degli abitanti cristiani si è trasferita in altre città della Cisgiordania o è immigrata fuori dalla Palestina, per risparmiarsi le tasse insopportabili israeliane, imposte ai residenti arabi della città santa", ha detto. "Israele impone un'immigrazione volontaria sui residenti cristiani della città santa", ha detto.
"Israele non vuole il cristianesimo al centro della lotta tra l'ebraismo e l'Islam", ha sottolineato. Eisa ha avvertito che le pratiche israeliane a Gerusalemme occupata non coincidono con il diritto internazionale, che vieta alle forze di occupazione di espellere i residenti originari dalle loro aree e quartieri. Israele, d'altra parte, dà ai coloni ebrei il diritto di vivere dove vogliono nella città santa, senza alcun tipo di restrizioni e senza le imposizioni fiscali che esercita sui palestinesi.
 Fonte (Eng):
http://gulfnews.com/news/region/palestinian-territories/20-000-children-separated-from-families-in-occupied-jerusalem-1.1141926
Traduzione a cura di RESTIAMO UMANI
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