20 febbraio 2011

Tanti colori, tanti sapori, tanti ritmi e suoni: questa è la gioia

A dire che siamo tutti uguali non ci vuole molto.
È crederlo e viverlo davvero che è difficile, che poi difficile non è neanche il termine adatto.
È faticoso, ma non difficile.
È impegnativo, ma non impossibile.
Vengo da anni di scuola e di progetti di collaborazione in cui mi sono sentita più diversa per il modo di pensare che per il colore della pelle.
E ho sempre pensato che fosse la cosa giusta.
Ed alla fine è la cosa giusta, perché non porta odio ma ha sempre portato cose come dialogo, confronto e scambio.
Dico solo che, a parte il solito moralismo che la gente espone sui muri delle case bianche e intonacate, ci vorrebbe anche concretezza in ciò che viene detto, spiegato a grandi e piccoli e rivendicato come nostro diritto.
Ecco, solo questo; perché qui, almeno in queste vie, ogni tanto manca, manca troppo.
Ci ho pensato un sacco a quelle due ragazze, e mi hanno fatto stare bene nel tempo della lettura di due paragrafi.
Ho fatto anche io un'esperienza del genere in un CAG, e non posso negare di ricordare quanto sia stata bellissima.
Perché si impara di più da persone di mondi diversi che da un mondo di persone uguali.

Nuvola           [Commento al post precedente]

18 febbraio 2011

I granelli si muovono, ma alla fine sono le montagne che cambiano posto

L’acqua ed il vento accarezzano le rocce: minuscoli granelli di sabbia, terra e roccia osano l’avventura per andare lontano.
È così che invalicabili contrafforti di pietra diventano fertili pianure.

Ancora una volta a mettere in moto il cambiamento sono le donne.
Le società si trasformano e si evolvono quando si aprono nuove opportunità e si crea innovazione, progresso e libertà. Questo cammino non si realizza per automatica magia, ma è sempre frutto di qualcuno che ha iniziato rischiando.
Così c’è sempre chi inizia percorsi nuovi. "La prima volta" è spesso privilegio, sfida e sacrificio femminile.

Il Centro Pastorale di Santa Maria in Silva, a Brescia, è un posto che mi piace. Ci ho trovato la medesima gioia multicolore della mia scuola di frontiera: un posto dove nasce per fusione una nuova Italia.
Quattro pomeriggi alla settimana si tiene "FuoriClasse": un progetto nato nel quadro di un’azione educativa, sostenuta dal Comune di Brescia, che coinvolge diversi oratòri di Brescia e che si chiama SPACEBOOK.
Decine di bambini e adolescenti trovano un posto per studiare e fare i compiti con l’assistenza e la guida di una quindicina di volontari, anche giovanissimi, che si danno il turno. Tre aule traboccanti di costruttiva confusione: porte aperte, gioia e tanta voglia di stare insieme. Non so dire quanti sono i popoli e le religioni rappresentate.

Quando cominciò questa avventura mi si riempì il cuore di gioia nell’accogliere due gioielli di ragazze di fede mussulmana. Fu allora che per spiegare cosa era un oratorio, dissi che era la casa dei fratelli e delle sorelle. A partire da quei primi giorni, il passaparola corse tra le scuole e così oggi le tre aule sembrano ormai troppo strette.

Ma non è questo il prodigio di integrazione, rispetto e collaborazione che voglio raccontare.
È accaduto un fatto nuovo. Due sponde si sono toccate perché donne coraggiose hanno steso la mano.

Oggi sono arrivate due ragazze col velo.
Non come utenti, sarebbe un fatto banale.
Sono venute per portare aiuto come volontarie!
Si sono unite nel segno del medesimo amore e con l’identica volontà di dono.
Siamo dalla stessa parte per davvero, finalmente! Senza distinzione di credo per aiutare chi è nel bisogno.
Queste ragazze non sono venute a titolo individuale ma parteciperanno al progetto educativo come espressione della comunità mussulmana di Brescia.
Hanno detto:«riferiremo ciò che abbiamo ascoltato e visto» … e i loro occhi brillavano e le labbra sorridevano.
Ora so che le pietre usate per erigere muri non potranno eternamente resistere a chi torna pazientemente a smontarli per costruire ponti.

Grazie a voi, ragazze di "la prima volta che…"

15 febbraio 2011

Donne nel fango, donne incatenate: sordido spettacolo televisivo

Zappingando, capito su "Isola dei Famosi 8" (14 febbraio 2011) e vedo donne discinte che si buttano a capofitto dentro a bidoni di fango a pescare sassolini per fame.
La prova si chiama "macchina del fango". Trovo molto pertinente la denominazione.
Infatti chiamarla "Quanto siete disposte ad umiliarvi immergendovi nella melma per ottenere un futile vantaggio?" sarebbe stato troppo lungo come titolo.
Il direttore generale della RAI Mauro Masi telefona in trasmissione per dire che gli piace. Questa mattina scopro che, a seguire nella medesima trasmissione, due donne incatenate hanno divertito il pubblico mettendo le mani in uno scatolone di rettili. Questo dopo le manifestazioni rosa di domenica febbraio 2011.

Credo che umiliare il fascino femminile sia estremamente stupido, regressivo, diseducativo e socialmente nocivo.
Anche il nudo può essere rappresentato in modo sublime: lo apprezzerei.
Ma che l'umiliazione della donna sia ridotta a sordido spettacolo circense, sacrificio pagano al dio denaro... ad opera di un pubblico servizio per cui sono COSTRETTO a pagare un canone, lo trovo assolutamente rivoltante.

12 febbraio 2011

Vento Rosa

Ho sentito un soffio levarsi.
Ora un vento rosa attraversa le piazze portando profumo di primavera, rispetto e dignità.

Ancora una volta vi avevano sottovalutato, mamme, mogli, sorelle, capelli argento e trecce nere.
Prima pagina per pochi servi col cartello stampato e distribuito dalla sola unica mano.
Prezzolati per sbraitare che è un diritto comprare vendere carne umana.

Milioni di persone sono invece in strada per pronunciare forte le parole che furono gettate in faccia ad Erode: "Non ti è lecito!".
No, cari telegiornali e radiogiornali... tradite seminando falsità quando raccontate che le donne sono divise;
che i piatti della bilancia sono due: a favore e contro.
Non hanno lo stesso peso poche decine di lacchè e milioni di donne.
Non hanno lo stesso peso la prostituzione e la dignità.