Finora la mail art è stata prevalentemente considerata come forma di espressione artistica. Credo che la sua valutazione meriti di essere riconsiderata in modo più integrato.
Ricordo di avere letto un racconto di fantascienza che descrive un futuro in cui un ragazzino stupisce la comunità degli scienziati per essere in grado di eseguire calcoli a mente, attraverso uno strano sistema da lui stesso inventato. Diamine: i calcoli li fa il calcolatore, come comprova il termine stesso! Nessuno è più in grado di eseguire una semplice moltiplicazione. Lo stupore cede il passo alla curiosità e si torna allo studio delle tabelline come raffinato esercizio di cultura.
Nell’Ottocento la Calligrafia era materia curricolare d’insegnamento nella scuola elementare.
(articolo “Quando s’insegnava nelle scuole italiane la Bella Scrittura”)
http://blog.giofugatype.com/?p=2714
Una maestra che svolgeva una ricerca sull’insegnamento della scrittura in Italia ha recentemente posto ad un’anziana insegnante la domanda: «Come insegnava a scrivere in corsivo?». L’illuminante risposta è stata: «Una volta si insegnava a scrivere solo in corsivo». Nella scuola italiana, lo studio del corsivo si affronta invece attualmente in una fase relativamente avanzata, solo dopo avere consolidato la padronanza dello stampatello.
Il famoso discorso di Steve Jobs all'università di Stanford (Siate affamati, siate folli!) contiene un importante riferimento allo studio della calligrafia, che credo valga la pena di rileggere.
(testo del discorso di Steve Jobs a Stanford tradotto in italiano)
http://www.viasetti.it/ildiscorsodistevejobs-stanford.htm
L’abbandono di abilità manuali acquisite dall’umanità nel corso di millenni, produce probabilmente l’inaridimento di aree cerebrali e connessioni neuronali un tempo molto attive, forse a favore della maggiore efficienza di altre, funzionalmente più utili nelle nuove realtà, ma sempre di perdita si tratta. Perché invece di fondare lo sviluppo sulla sostituzione, non si può pensare in termini di incremento?
Il collegamento tra il gesto della scrittura e lo sviluppo del cervello è oggetto di varie ricerche ed argomento di riflessione nel libro “Demenza digitale” dello psicologo e neuroscienziato Manfred Spitzer.
(articolo CALLIGRAFIA ADDIO? di Ana Millán Gasca)
http://pensareinmatematica.blogspot.it/2014/03/calligrafia-addio.html
Va probabilmente considerata con attenzione la tendenza ad introdurre la scrittura digitale come apprendimento esclusivo, fondato sul presupposto che in futuro nessuno più scriverà con uno strumento tradizionale a pigmento su supporto fisico. In questa direzione didattica il sistema educativo finlandese, ritenuto uno dei più avanzati al mondo, si è già mosso in modo decisivo.
(articolo Finlandia: imparare a scrivere a mano non sarà più obbligatorio)
http://www.repubblica.it/esteri/2015/01/13/news/finlandia_-104871272/
Pretendere di insegnare ai piccoli l’apprendimento di una competenza senza finalità è verosimilmente un’illusione. Se invece la scrittura a mano diventa un gioco gratificate e un’opportunità di crescita nello scambio di emozioni, idee e stimoli, le probabilità di successo crescono in modo evidente.
Alcune/i insegnanti di scuola primaria se ne sono resi conto ed hanno iniziato a proporre questa attività con successo: scrivere cartoline, fabbricarle, decorarle rendendole vive ed uniche, affrancarle, spedirle… FARE finalmente con le mani, in un mondo in cui anche il gioco sta diventando prevalentemente virtuale e spersonalizzato.
L’opportunità educativa offerta da quella che, a questo punto, non è più semplicemente il divertimento creativo di un artista colto, dovrebbe risultare indiscutibilmente evidente.
Le riflessioni che sto proponendo in questo breve contributo sono nate per effetto degli stimoli germogliati dalla nascita di un gruppo di amici appassionati di immagini fotografiche analogiche.

«Questo gruppo nasce con l'intento di radunare una piccola, ristretta comunità nella quale noi appassionati di fotografia analogica possiamo scambiarci, tramite la posta ordinaria (quella con il francobollo per intenderci) immagini, tracce, frammenti e ritagli.
Mi immagino che ai pezzi di carta che usiamo nella camera oscura anche solo per fare delle prove di esposizione appiccichiamo un francobollo, un indirizzo una frase un saluto una formula segreta di sviluppo e lo spediamo per posta.
Ma non solo anche negativi di carta, provini, stampe a contatto, negativi, polaroid. Ma pure immagini trovate ad un mercatino delle pulci.
Tutte cose però che siano originali unici. Non frutto di una stampa digitale e quindi riproducibile infinite volte.
Una traccia del nostro lavoro della nostra passione un omaggio che facciamo agli altri.»
Non per caso questo progetto è nato tra i cultori della fotografia argentica, riscuotendo subito l’apprezzamento degli appassionati di Pinhole Photography e Collodion Photography. Si tratta di fotografi che adorano creare con le mani, gli occhi, la testa ed il cuore, controllando fisicamente ogni aspetto della catena di produzione grafica.
Il mio personale auspicio è che, a partire dai più piccoli, si torni a scoprire la meraviglia dell’interazione e della comunicazione fisica.
Bambini, giovani e vecchi fotografi, amici liberi dall’omologazione digitale e dallo spirito indipendente e creativo: riprendiamoci le Lettere.
2 commenti:
L'argomento è molto suggestivo e interessante e, con calma
leggerò i riferimenti. Mi chiedo se non ci sia, più generale, il bisogno di riprendersi
le mani. Il mondo digitale, dove sostituisce, o sembra sostituire, la creatività,
sta appiattendo idea e pensiero. Basta vedere come si è impoverita l'edilizia e l'architettura.
Gli edifici sono piatti, non esiste più il gioco compositivo dei volumi ma sembrano scatoloni
su cui l'architettura è quasi dipinta.
Grazie @Trasando per il commento. L'argomento è complesso, ma prendere coscienza della sua rilevanza è fondamentale.
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