10 settembre 2005

Ancora una verifica per resistere

Ancora una volta grazie per l'impegno a tutti quelli che ci hanno provato.
A quanto pare non siamo stati in pochi a cercare di inviare FAX ed email.
Purtroppo l'effetto è sempre il medesimo!

Mi ripugna ammetterlo, ma non abbiamo nessun interlocutore istituzionale.
Un furbo, generico, inutile "Considereremo con attenzione le osservazioni proposte" non sarebbe costato nulla. Invece... nemmeno quello!

Ogni altro commento è superfluo.
Comunque grazie ancora per la determinazione di tutti quelli che ci hanno provato.

Proviamo allora a pensare ad una verifica della situazione.
Mettiamo insieme le poche cose concrete su cui possiamo ragionare.

1)
La nostra materia risulta giuridicamente azzerata, ne consegue che l'abilitazione relativa appare inutile

2)
Vengono istituite due nuove discipline: tecnologia ed informatica. Nessuna di queste due corrisponde però ad una materia autonoma. Tecnologia costituisce articolazione dell'insegnamento matematico-scientifico-tecnologico. Informatica rappresenta una disciplina trasversale e non viene assegnata in modo specifico ad alcun docente.

3)
L'ora di tecnologia viene assegnata, in via transitoria, al docente di educazione tecnica, che passa così da 3 ore x 6 classi = cattedra 18 ore, ad un'ora per classe (come l'insegnamento della religione cattolica).

4)
L'organico viene assegnato, in via transitoria, sulla base della precedente struttura della cattedra di educazione tecnica. Ogni istituzione scolastica si trova così a gestire risorse in modo autonomo (laboratori, compresenze, mensa, supporto disagio, alfabetizzazione, integrazione, supplenze...).

5)
Il vigore giuridico della nuova normativa deriva interamente dalla decretazione nata da un'apposita legge delega. Sembrano resistere perplessità sulla correttezza costituzionale di un processo riformatore interamente realizzato attraverso la decretazione, mentre la costituzione impone a questo proposito precisi vincoli. Fino ad un espresso pronunciamento della corte costituzionale, quello che conta è quanto ha firmato il Presidente della Repubblica, errori sintattici e grammaticali compresi.

6)
I decreti hanno un vigore limitato nel tempo e debbono essere ratificati dal parlamento.
Sulla ripetuta proroga dei termini previsti dalla legge stessa ciascuno è libero di trarre personali conclusioni.

7)
Il quadro normativo, a mio parere già impreciso e confuso, presenta numerosi importati aspetti normativi come provvedimenti transitori.

Conclusione.
Il nostro ruolo professionale nella scuola italiana appare come transitorio, così come il quadro normativo.
Il nocciolo della questione sta nel risultare noi meno transitori delle attuali norme di attuazione della riforma. Francamente credo che esistano fondate speranze di successo. Una parte non irrilevante della stessa attuale maggioranza politica sta rendendosi conto delle concrete enormi difficoltà. L'estensione della cancellazione delle materie operative, dei laboratori e degli insegnamenti tecnico-prarici a tutta la scuola secondaria superiore non è cosa che possa passare senza che si sviluppino conseguenze davanti alle quali non basterà chiudere gli occhi.
I nodi, a partire dal nostro, verranno presto al pettine. Vedremo se qualcuno si prenderà la responsabilità di mandare a casa qualche decina di migliaia di professionisti della scuola di Stato perché tanto non servo più. Qualcuno dovrà spiegarlo bene a tutti gli imprenditori, partendo dalla Confindustria... "l'educazione tecnica oggi no serve più perché..." Aspetto di sentire la risposta a questo perché. Con me la attendono in tanti, cominciando dalle famiglie e dai nostri allievi.
Le risposte, quelle date e quelle non date, si giudicano nelle urne.

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