09 ottobre 2005

Al ministro Letizia Moratti, MIUR

Egregia signora Ministro,
scrivo ancora come insegnante di Educazione Tecnica per avere una sua personale risposta sul perché è stata tolta la disciplina che insegno dalla riforma della scuola media di 1° grado.

Ad ascoltarla ad uno Mattina di alcuni giorni fa, aveva comunicato che avrebbe risposto personalmente a tutte quelle richieste non scurrili che le sarebbero state fatte. Ebbene ho ricevuto una risposta robotizzata dal suo Capo di Gabinetto, una risposta uguale per tutti quanti le hanno scritto. Mi aspettavo di meglio da una signora come lei sicura del fatto che tutti gli altri dicono il falso, energica nel rimproverare chi si oppone decisamente alla sua riforma.

Mentre si addebitano ad altri le menzogne più spietate, solo perché partono dalla sponda opposta, si dimentica comunque i principi democratici più semplici: rispondere al cittadino che chiede è un atto dovuto, sostanziale, sancito da leggi approvate, la 241/90 ad esempio, sulle quali si fonda un qualsiasi governo di popolo.
Mi dispiace che non posso fare come lei, che a Porta a Porta ha esposto una serie di titoli di giornali riguardanti la sua riforma: è troppo per me, semplice cittadino e docente dell'entroterra pesarese. Oggi che la maggior parte dei mass-media sono impegnati a sbavare per i personaggi appariscenti, non considerano utili le problematiche che non colpiscono, quelle che vengono dalla gente comune e poco importa se 20000 insegnanti non sanno più che razza sono, in estinzione o meno. Tanto erano considerati di serie C, non avevano una disciplina culturalmente assodata, dei sporcamano tuttofare, utilissimi fino a ieri, di cui oggi se ne può fare volentieri a meno. E comunque qualche lettera sono riuscito a pubblicarla seppure da semplice cittadino: su Newton, sul Foglio dei Periti industriali, sul Resto del Carlino, per non parlare di diversi siti dedicati alla scuola.

Non scrivo poi solo per me; posso contare i miei anni per la pensione sulla mia mano, ma vorrei che si riflettesse su un aspetto culturale importante: vogliamo avere degli allievi futuri cittadini abituati solo alla scrivania, adoratori informatici, incapaci di tenere in mano un qualsiasi utensile, inefficaci nell'aprire un qualsiasi apparecchio per vedere se si trattasse di un banale guasto riparabile, prima ancora di buttare il tutto?
Certo è che se indugiassimo un attimo sugli spot che vediamo in TV, della Presidenza del Consiglio dei Ministri, dove primeggia un "grazie" inquietante per aver speso e aver fatto girare il denaro, la logica sarebbe quella del comperare tutto nuovo, così ci si guadagna un forzato grazie. Mi chiedo: é poi proprio giusto tutto questo?

Ora, dato che si avvicina la scadenza del 17 ottobre entro la quale è possibile apportare modifiche alla sua riforma la invito ad reinserire Educazione tecnica, non per me, ma per i nostri ragazzi. Consideri che in questi anni hanno potuto provare attraverso questa disciplina il gusto della scuola aperta sul territorio e dedicata alle esperienze pratiche, del sentirsi creativi perché riescono a realizzare con le proprie mani, dello sperimentare.

Diversamente non posso che aspettare la prossima convocazione elettorale e agire attraverso questa contro chi ha proposto e voluto questa riforma; la sinistra già ne sa qualcosa dato che, a suo tempo, ci ha rimesso un ministro che ha voluto una riforma senza consultare gli insegnanti influendo poi sulla possibilità di continuare a governare. Resto sempre in attesa, dal gennaio 2004, di una sua personale risposta.

Invio questa mia anche agli amici, colleghi che mi hanno contattato ed anche ad alcune redazioni.

Sant'Angelo in Vado 09.10.05
Giuseppe Dini
docente di Educazione Tecnica ICS Bramante
Fermignano PU
www.educambiente.it

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