Premesso che sono personalmente favorevole alla valutazione espressa con un punteggio cioè in voti o con lettere, come avviane in molte nazioni...
Mi domando come sia stato possibile che quello che definirei sostanzialmente un "colpo di mano" abbia fatto in un giorno piazza pulita di un sistema di valutazione nato da decenni di dibattiti.
Ai giudizi finora in adozione si era giunti attraverso pubblicazioni, conferenze, studi, indagini statistiche, analisi sociologiche, sperimentazioni... Docenti ed esperti avevano maturato la convinzione che il giudizio analitico, sintetico oppure esteso, era una scelta valida e produttiva.
La politica ha preferito decidere sui due piedi per un ritorno ai voti.
Non biasimo la Gelmini.
Il tempo potrebbe dimostrare che il ritorno ai voti è stata una decisione felice.
Le perplessità sorgono dalla modalità adottata che ha scavalcato con disinvoltura un sistema di consulenza e condivisione che la produzione della cultura dovrebbe presupporre.
Anche il conclamato ritorno a "I Promessi Sposi" mi sembra decisamente avventato.
Amo questo libro, insieme alla Bibbia è quello che ho riletto più volte nel corso della vita.
Il problema è che non è scritto nella lingua che usiamo oggi.
Per gli adolescenti deve essere letteralmente "tradotto" perché non posseggono più il tipo di competenze linguistiche e la padronanza della terminologia che caratterizzavano il sapere letterario di un tempo.
Nelle mie classi colorate sono costretto a tradurre passo passo anche un semplice testo scolastico contemporaneo.
Se io chiedo «Chi sa cosa significa la parola CONTEMPORANEO?» so che vedrò non più di tre o quattro mani alzate.
In realtà non potrei nemmeno formulare la domanda in questa forma perché il verbo "significare" risulterebbe sconosciuto ai più.... dovrei invece domandare "Chi sa cosa vuol dire....?".
Non sono entusiasta di constatare che la politica assume, in modo estemporaneo ed autonomo, decisioni cruciali su come si debba fare scuola.
Ma torniamo ai voti...
La bozza del decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri del 28 agosto 2008 recita, all'articolo 2bis, comma 3:
"Sono ammessi alla classe successiva ovvero all’esame di Stato a conclusione del ciclo gli studenti che abbiano ottenuto un voto non inferiore a sei decimi in ciascuna disciplina o gruppo di discipline."
Trent'anni fa valutavo in voti.
Alla fine dell'anno il Consiglio di Classe si riuniva per decidere sulla promozione.
Ogni docente esprimeva un voto.
Ricordo furiosi confronti e reazioni risentite per il fatto che il mio voto contava come quello di LETTERE + STORIA + GEOGRAFIA.
Fatto sta che la promozione o la bocciatura venivano deliberate nella scuola media (ora prolissamente denominata scuola secondaria di primo grado), allora come adesso, a maggioranza.
In questo modo riuscivano a salvarsi gli zucconi che avevano il buon senso di impegnarsi strategicamente almeno nella maggioranza delle materie... che generalmente non risultavano nemmeno tra le più impegnative.
Osservo ora che la bozza di decreto legge non costituisce un semplice ritorno al passato.
Qui si stabilisce, né più, né meno, senza neanche il beneficio del salvagente offerto dagli esami di recupero a settembre... che per essere promossi ci vuole " un voto non inferiore a sei decimi in ciascuna disciplina".
Se le parole hanno un valore, ne consegue l'automatica bocciatura per chi avrà anche una sola insufficienza.
L'esperienza mi dice che gli allievi sufficienti in TUTTE le materie a fine anno sono forse uno o due su dieci.
"... perdona loro, perché non sanno quello che fanno" (Luca 23,1-49)
29 agosto 2008
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