Un anno fa e da queste pagine, prima ancora che il tema divenisse un ghiotto argomento per i media, richiamavo attenzione sull'immagine che Youtube dava della scuola italiana:
Il silenzio che resta ed il fracasso sotterraneo dei cellulari.
I panni sporchi si lavano sul web ed i videocellulari sono un comodo strumento per mostrare il peggio compiacendosene.
Dopo il verificarsi di numerosi episodi di scandalo e prevaricazione la soluzione istituzionale fu rapidamente trovata: proibizione dell'uso dei cellulari e tolleranza zero!
Forse non ci si rende conto che il problema sta nella situazione di violenza e sopruso frettolosamente etichettata come bullismo che pervade tutti i livelli della scuola.
Lo strumento tecnologico costituisce solo la forma espressiva del disagio.
Il resto è venuto con la provata inettitudine di un'autorità svuotata di strumenti e resa incapace dai ricatti e dalle procedure.
La legalità in questo Paese sembra essere una pia speranza piuttosto che una prassi condivisa.
Eccoci così a constatare l'impressionante esplosione della videodefecazione scolastica su Youtube.
A un anno di distanza un fenomeno marginale è diventato un modello espressivo dilagante e tacitamente tollerato.
Forse il ministro deve ancora rendersi conto che non servono circolari e siti web ma autorità, autonomia, responsabilità, dignità e rispetto.
Se vogliamo che una nota sul registro continui ad avere il medesimo effetto del foglio di espulsione del clandestino, possiamo andare avanti così: tolleranza zero a parole e sberleffi agli educatori.
Del resto chi governa insegna: chi sbaglia non paga.
26 settembre 2007
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