01 giugno 2010

Le sue parole non le dimenticherò

La scuola italiana attraversa un periodo storico di disistima sociale come forse mai era accaduto in passato.
Troppe “persone per bene”, partendo dal semplice assunto che gli insegnanti sono genericamente degli incapaci, si ritengono invece in dovere di dispensare consigli e giudizi su un mondo di adolescenti dall'anima di cristallo in cui è bene evitare di entrare come elefanti.
Ciò accade purtroppo anche a livello governativo, quando ci troviamo a discutere su questioni che sembrano nate al tavolino del bar piuttosto che dal confronto con autorevoli educatori o esperti di didattica.
Quando poi capita di osservare interventi di persone di una certa cultura e rispettabilità che tranciano giudizi infondati e formulano invettive ingiustificate, l’amarezza e la delusione accompagnano la constatazione che abbiamo la scuola che ci meritiamo: fedele specchio della nostra società.

Se la convinzione condivisa resta quella che la Scuola Statale costituisce un organismo arcaico, rigido, costoso e centralista... non resta più spazio per l'indignazione quando le si riducono progressivamente le già scarse risorse umane ed economiche.
Più la scuola viene disarmata e più cresce la domanda di educazione ed istruzione, affiancandola con il crescente rafforzarsi di messaggi assolutamente divergenti, promossi dai media dominanti.

Tra il corposo coro delle persone per bene che si sentono investite dalla vocazione al nobile compito di insegnare agli insegnanti, ho trovato la voce di una scrittrice di successo che mi ha personalmente onorato della sua attenzione.
Silvana De Mari, che si definisce “autore di spaghetti fantasy”, mi ha stupito per la grossolana superficialità dimostrata.
Eppure non dovrebbe essere proprio ignorante di scuola come mi appare nel rozzo intervento su cui intendo riflettere.
Una persona impegnata e colta. Medico chirurgo. Esattamente una “persona per bene”. Cosa mai l'avrà spinta ad usare termini ed espressioni così avventate, inopportune ed ingiustificatamente avvelenate?
“Babbei di professsori” con tre esse! Chissà se si riferiva anche a quelli che la invitano a tenere conferenze agli allievi ed include coloro che hanno adottato un suo romanzo come testo di narrativa per la scuola?
Forse sarà l’intima quotidiana confidenza con la fantasia sfrenata che la conduce a scrivere fandonie come quella che leggo a commento del mio post
Mamma a 14 anni

Senza lasciarsi sfiorare dal dubbio, Silvana De Mari si permette di confondere le sue fantasie con i fatti, immaginando che la scuola si guardi bene dallo svolgere una decisiva funzione educativa civile, morale e sociale verso tutti e con grande rispetto ed attenzione per ciascuno.

«Questo bravo professore, e tutti i suoi colleghi, tutte persone perbene, non si sono mai permessi nei tre anni in cui questa bambina ha fatto le medie di pronunciare frasi razziste come per esempio stigmatizzare i matrimoni al di sotto dei 18 anni, tra l’altro vietati i Italia, né hanno mai detto che un matrimonio di una donna con un uomo che non ha scelto è contrario ai diritti dell’uomo che faticosamente, dopo secoli di sangue sudore e lacrime sono i nostri valori. »
[qui la fonte completa]

Non mi ricordo di avere avuto Silvana De Mari tra le mie allieve, ma sembra che questa fantasista della penna presuma di conoscere molto bene come svolgo la mia attività educativa. Non mi indigno per l’attacco personale perché so perfettamente cosa succede nelle mie aule.
Piuttosto osservo che “tutti i suoi colleghi, tutte persone perbene”, cioè tutti gli insegnanti, sono coinvolti nella medesima insolenza.
Silvana De Mari e tutte le altre Donne Prassede, persone decisamente per bene, convinte di possedere la purezza della verità ed una fede pronta ad ergere muri e poco propensa a gettare ponti, insulta l’impegno di tutte le colleghe ed i colleghi che non sanno tacere e che continuano a sforzarsi, come modestamente credo di fare, di formare e di conformarsi ai più alti valori della nostra civiltà con la parola e con l’esempio.
Forse Silvana De Mari possiede fonti di informazione che si esime dal dichiarare per poter cacciare, con cieca sicumera, tutta la scuola nel medesimo odioso calderone dell’ignavia.
Compatisco chi ha un’opinione così falsa e povera della scuola.
Ben infelice deve essere stata la sua esperienza scolastica, se mai ha trovato veri maestri alle cui parole credere con gioia.
La ricompensa migliore per un insegnante è la consapevolezza di aver contribuito alla crescita di donne e uomini integrali, capaci di volare alto e di donare.
Peccato che per troppi la scuola continui a rimanere un luogo di burocratico esercizio di vuota cultura nozionistica.
La nostra scuola statale di oggi non è più così ed i suoi operatori ne portano con orgogliosa quotidiana fatica il carico.

«Quindi le mamme cambieranno la storia, dopo aver sperperato tre anni della loro vita a prendere 8 su banchi di scuole dove professori politicamente corretti si sono ben guardati dall’insegnare qualcosa che non fosse politicamente corretto, per esempio il concetto di dignità umana o quello di libertà. O quello di coraggio. Di Hirsi Alì che si rifiuta di sposare un uomo scelto per lei e scappa in Olanda e di tutte le ragazzine che hanno preferito farsi ammazzare che farlo, questi bravi professori di sicuro non hanno mai parlato. Ed è un peccato, perché loro invece cambieranno la storia: Hirsi Alì e le martiti della libertà , loro, scriveranno una storia di libertà e dignità per tutti gli esseri umani. »
[qui la fonte completa]

Silvana De Mari preferisce dunque inneggiare al martirio altrui dal sicuro nido delle persone per bene.
Forse la mia disattenta lettrice vorrebbe più ribellioni che a lei non costano nulla, più ragazze sgozzate o deturpate dal vetriolo.
Trovo comodo rivendicare ribellioni che pagheranno altri.
Questo sangue d’eroi non è quello che disseta l’arsura di giustizia
Nella mia scuola non si strappa il velo alle donne che entrano.
A noi insegnanti importa che ci vengano e che crescano in coscienza, libertà, rispetto e conoscenza. Questo è il nostro lavoro: coltivare cuori e menti:
Il giorno in cui nella mia scuola vidi per la prima volta scritto "ingresso donne"

«Questa ragazzina, prima o poi, comincerà a pensare e oltre che per il padre e il marito padrone, le varrà una furia tremenda per questi babbei di professsori e per il loro silenzio. Alla prossima volta che ne rincontra uno, gli sputerà in faccia, come si fa con i collaborazionisti di tutte le dittature. »
[qui la fonte completa]

No, Silvana De Mari. La nostra orgogliosa Scuola Statale Italiana, mai come oggi così amputata ed umiliata non è così.
Lo dobbiamo all’impegno ed al sacrificio di tante donne e tanti uomini che continuano a credere in quello che fanno, sopportando con pazienza chi getta parole di fango: fannulloni, muti complici d’odio e razzismo…

Vieni a trovarci a scuola, Silvana De Mari. Ti aspettiamo.
Nelle nostre classi troverai i colori del rispetto e della gioia di crescere insieme.

La Scuola Statale Italiana crede, pratica ed educa ai valori di libertà, uguaglianza e fraternità che si possono così rapidamente uccidere e schiacciare con superficiale supponenza, proprio impugnandoli come una clava.

Invece di gettare parole e sputi in faccia, preferiamo gettare semi nei cuori e raccogliere voci come quella che mi ha riempito l’anima ieri, all'uscita di scuola, in un italiano pronunciato a fatica ma con convinzione:
"le sue parole non le dimenticherò".

4 commenti:

jasna ha detto...

;,,( Grande prof.

Renata ha detto...

Sono profondamente amareggiata.

Se una persona colta e preparata erige a capro espiatorio un individuo che neanche conosce, sfogando un livore nemmeno sottinteso, l’avvilimento è legittimo.

Vede,caro Prof.Chiesa,lei é andato immediatamente a documentarsi per capire con chi aveva a che fare.

La De Mari, no ! Ma poteva con un minimo di pacatezza, esprimere i suoi convincimenti evitando di fare di Lei un bersaglio.

Mi sorprende che la Signora in questione citi la Fallaci senza tener conto del fatto che l’ inimitabile Oriana faceva, di una puntigliosa, incontestabile documentazione, la base dei suoi approfondimenti.

Fortunatamente,nei tre anni in cui ha fatto le medie,l’adolescente (prematuramente mamma) ha imparato a conoscerla ed ha elementi concreti per valutare la partecipazione affettuosa, competente ed instancabile del Prof. Chiesa e forse, sputerebbe in faccia a chi ha osato offenderla.

Quindi e fortunatamente,Lei ha validi motivi per considerare irrilevante,nell'àmbito che la riguarda,l’opinione della d.ssa De Mari.

Con stima. Renata Mucci - Brescia

Anonimo ha detto...

Che dire...io sono d'accordo sul discorso generale della signora De Mari, pur non conoscendo il caso particolare di persona.
Dovremmo essere contenti se una bambina di 14 anni è stata costretta a sposarsi e ha un figlio? In nome di che cosa? Del rispetto delle altre culture? E' ridicolo.
Non condivido affatto l'ottimismo del professore che scrive che la ragazzina ha imparato parole come uguaglianza, libertà o che so io. Appunto: ha imparato PAROLE. Nei FATTI poi le cose sono andate diversamente. Se fossi stata io la professoressa di quella bambina mi sarei sentita sconfitta come educatrice. E io insegno, so quel che dico, almeno in questo caso.

educatore ha detto...

@bobbi77 ha detto "Dovremmo essere contenti se una bambina di 14 anni è stata costretta a sposarsi e ha un figlio?"

Mi permetto di consigliarti di leggere con attenzione il mio intervento.

Se hai capito una cosa del genere, ti informo che hai capito proprio male. Mi spiace. Invece a me pare di avere capito che "i discorsi generali della signora De Mari" sono infarciti di luoghi comuni e miti metropolitani quali il rapimento delle bambine cristiane...

Forse alla signora De Mari piacerebbe atteggiarsi a novella Oriana Fallaci ma temo non ne abbia la stoffa né, soprattutto, il cuore.